Simpson (analisi definitiva)

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Da dove partire?

I Simpson sono qualcosa di più di una serie tv: sono la vita.

Chi non conosce i Simpson?

E’ dalla fine degli anni ’80 che la celebre famiglia gialla impazza in televisione e coinvolge e riunisce diverse generazioni cresciute insieme a Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie.

La serie nasce grazie al Tracey Ullman Show, un varietà televisivo degli ultimi anni 80; i primi Simpson erano grezzi da far paura e a vederli oggi paiono anche oggettivamente brutti e schizzati: un po’ troppo estremizzati, sebbene già delineati in quelli che poi sarebbero stati in futuro.

Le prime stagioni ufficiali migliorano graficamente (pur rimanendo molto grezze, soprattutto nella 1° stagione) e ampliano in modo smodato le storie, i personaggi e tutto ciò che riguarda la vita della famiglia gialla: li conosciamo e ci abituiamo allo standard della serie.

Learned-From-Simpsons-EMGN4Sappiamo che Homer è un uomo stupido e sovrappeso che adora birra e ciambelle e lavora alla centrale nucleare. Odia il suo vicino, il religioso Ned Flanders, e trascorre gran parte del suo tempo libero da Boe, amico e proprietario dell’omonimo pub. E’ sposato con Marge, casalinga dagli altissimi capelli blu, petulante e seria, a differenza del marito. I due hanno 3 figli:

  • Bart (il più grande), il classico “ragazzo cattivo” anni ’90, munito di fionda e skateboard, svogliato e buffone della classe;
  • Lisa (la secondogenita), una bambina intelligente e molto più matura della sua età, discretamente asociale, suonatrice di sassofono;
  • Maggie, la bebé col ciuccio che non parla mai.

La serie, sempre molto versatile ci presenta tanti ambienti che nel giro di qualche puntata inquadriamo già come familiari: oltre casa Simpson, avremo la scuola elementare, la chiesa, il “supermercato” Jet Market, la centrale nucleare ed il bar di Boe, tanto per citare i più noti.

E’ come abitare a Springfield, la città dove è ambientata la serie.

Con lo scorrere degli episodi vengono inoltre introdotti tantissimi personaggi secondari, che compariranno, chi più chi meno abitualmente, nel corso della serie: l’indiano Apu, la famiglia Flanders, le sorelle di Marge (Patty e Selma), il reverendo Lovejoy, gli alunni, i bulli, i maestri, il preside ed il sovrintendente della scuola elementare, l’autista Otto, i dottori Hibbert e Nick Riviera, il Signor Burns (il datore di lavoro di Homer) ed il suo fedele assistente Smithers, gli amici di bevute del pub di Boe (Lenny, Carl e Barney), il sindaco Quimby, il ristoratore italiano Luigi, il mafioso Tony Ciccione e molti altri.

Vengono sapientemente introdotti anche dei personaggi televisivi quali Krusty il Clown, Telespalla Bob e Telespalla Mel, il presentatore Kent Brockman, il carismatico Troy McClure e persino il gatto ed il topo del cartone animato “Grattachecca & Fichetto“.

E ne mancano ancora moltissimi all’appello, ma non vogliamo dilungarci troppo nelle semplici descrizioni: vogliamo analizzare la serie stessa.

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Capitolo I, Ascesa & Declino

Grafico Simpson ascesa e declino

Il grafico evidenzia l’ascesa ed il declino dei Simpson

Le prime stagioni, come abbiamo detto sopra, iniziano con una grafica grezza, personaggi ancora in fase di definizione e trame talvolta un po’ troppo eccessive (Homer che medita il suicidio in L’odissea di Homer”!): incredibili per l’epoca e cariche delle basi di quell’umorismo che si sarebbe consolidato negli episodi successivi… Sufficienti, se li confrontiamo con le restanti stagioni.

Generalmente gli episodi erano più tristi e seriosi di quanto non lo siano stati quelli a venire… Bart e i criminali francesi in “Crêpes alle crêpes, vino al vino”, la malvagia ladra in Sola, senza amore, lo pseudo tradimento amoroso di Marge verso Homer in “Nati per essere sfrenati” ed il fraintendimento in “Homer in the night” ci fanno comprendere che la serie voleva in qualche modo lasciare il segno, voleva essere ricordata, anche grazie a qualche scandalo.

Già dalla seconda stagione però abbiamo un grande miglioramento generale ed è chiaro che questi Simpson faranno strada. L’aria di autorevolezza però è ancora presente e molti episodi trattano temi decisamente impegnativi per una serie tutto sommato leggera, destinata a chiunque; seppur non drastici come nella stagione n°1, molti argomenti trattati, su cui si basano interi episodi, appaiono privi di mordente: “Bart rischia grosso” è un classico esempio di trama ostinata che non permette sbocchi alternativi a quanto propone il titolo; “Homer contro Lisa e l’ottavo comandamento”, “Bart sfida la festa del Ringraziamento” e “Il cane di Bart è un disastro a scuola” ci dimostrano che la polemica riflessiva è ancora presente. “Il supplente di Lisa” prova che le spiegazioni di vita non devono per forza essere noiose. “Pesce palla… al piede” (episodio in cui a Homer viene annunciato di avere solo 24 ore di vita, in seguito all’ingestione di pesce palla) è invece il più compunto e cupo di tutti.

Fortunatamente non mancano episodi spensierati e più “soft” quali “Oh fratello, dove sei?” (dove facciamo la conoscenza del ricco fratello di Homer), “Tre uomini e un fumetto” (dove Bart, Milhouse e Martin condividono il fumetto #1 dell’Uomo Radioattivo) o “Grattachecca e Fichetto e Marge” (dove Marge si oppone alla violenza del cartone animato “Grattachecca & Fichetto”).

“Come eravamo” introduce l’episodio amore-odio riguardante Homer e Marge: generalmente vengono narrate vicende amorose (passate o presenti) riguardanti i genitori Simpson con un malinteso o qualche incomprensione ma tutto alla fine si risolve per il meglio. Questo tipologia di narrazione verrà ripresa molte volte in futuro 😩.

Da segnalare che il Signor Burns ha ben 4 episodi che lo riguardano: “Due macchine in ogni garage, tre occhi in ogni pesce”, “Bart è investito da un’auto”, “Sangue galeotto” e “Spennellando alla grande”.

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Inoltre, nella seconda stagione viene aggiunto l’episodio Halloween (in originale Treehouse of Horror) dove vengono narrate 3 storie più o meno paurose che si discostano completamente dalla realtà, dove può succedere pressoché di tutto. Questa azzeccata ed originale idea verrà ripresa anche nelle future stagioni.

Anche nella terza stagione, perdura quel “realismo” pesante e sebbene alcuni episodi siano molto divertenti (degni di nota Il pony di Lisa”, “Flambé Boe” e “Bart l’amante”), in altri, la malinconia del vivere vince sull’ironia dell’essere: Il signor Lisa va a Washington” (troppo moralista), Quando Flanders fallì” (eccessivamente piagnucolone), “Bart l’assassino” (tema mafioso piuttosto ingombrante), tanto per citarne alcuni.

“Ho sposato Marge” continua sulla strada romantica / sdolcinata introdotta nella precedente stagione.

Dalla quarta all’ottava stagione (compresa) la serie raggiunge il suo apice: la perfezione. Narrazione, gags e personaggi sono oggettivamente sublimi. Inutile soffermarsi a spiegare nel dettaglio cosa c’è di buono in queste stagioni: semplicemente tutto.

Alcuni episodi si attestano come semplicemente LEGGENDARI, ad esempio: “Lisa la reginetta di bellezza”, “Grattachecca e Fichetto: il film”, “Mr. Spazzaneve”, “L’orsetto del cuore”, “Il fanciullo interiore di Bart”, “Lisa contro Malibu Stacy”, “La finestra sul giardino”, “Homer l’acchiappone”, “Il consiglio professori-genitori si scioglie”, ” Il braccio violento della legge a Springfield”, “Lisa la vegetariana”, ” Maxi Homer”, “Scene di lotta di classe a Springfield”, “Lisa l’iconoclasta”, “22 cortometraggi di Springfield”, “Homerpalooza”, “Un mare di amici”, “Si trasloca solo due volte”, “Springfield Files”, “Lo show di Grattachecca e Fichetto e Pucci”, “La fobia di Homer”.

Pura magia, emozioni, stile.

Purtroppo, dalla quarta stagione viene introdotta la triste moda dei clip-show (gli spezzoni di episodi precedenti) durante i quali non si introduce nulla di nuovo ma si riutilizza materiale gia visto. “Siamo arrivati a questo: un clip show dei Simpson” ha il triste ruolo di farci conoscere questi pseudo-episodi.

Sebbene la serie ormai si attesti a livelli altissimi, vi è comunque qualche ombra; un caso fra tutti viene rappresentato da “Marge non essere orgogliosa” (settima stagione) episodio che rischia seriamente di travolgere il buono creato in questi anni. Fortunatamente è solo un caso isolato, anche se questo tipo di narrazione verrà riutilizzato più volte nello scorrere del tempo… Ma perché tanto odio per questo episodio? Oltre al fatto che non è molto comico, rappresenta quella commedia banale intrisa di inganni / tristezza melensa da cui i Simpson ideali hanno sempre preso le distanze. Riproduce un prodotto scadente, una negazione  a tutto ciò che era stato fatto finora.

Comunque sia, dalla nona stagione in poi sarà solamente discesa; anche se qualche episodio diverte e risulta non appartenente all’azione di decadimento intrapresa dai Simpson, la serie continua verso un inevitabile destino. “Continuare” è il verbo giusto, quello che classifica meglio il lasso di tempo compreso tra il 2000 ed oggi. La serie infatti, procede per inerzia; vi è una mancanza di intuito (siamo arrivati a 27 stagioni) che si trasforma in un peggioramento generale, osservabile anche da chi non è analista o critico di professione.

Abbiamo il ritorno di quella malinconia / nenia che non ci mancava per niente dalla terza stagione e lentamente assorbiamo l’introduzione delle gags alla Griffin, demenziali e molto basilari.

Non vale la pena spendere parole, oltre che tempo, per questi “nuovi” episodi; sono semplicemente insufficienti.

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Capitolo II, Libertà di trasposizione

I Simpson non sono esenti da errori in originale e la versione italiana ci mette del suo per aggiungerne di nuovi.

Nella serie nostrana abbiamo tante “licenze poetiche” quali cambi di nome (per rendere più appetibili certi negozi o personaggi), cambi di senso a frasi e/o oggetti, freeze frame (ovvero immagini ferme per far leggere sottotitoli durante testo scorrevole), doppiaggi stravaganti (assenti in originale) e chi più ne ha più ne metta…

Procediamo per gradi con alcuni semplici esempi:

  • Luoghi
    •  Jet Market, chiamato occasionalmente col vero nome Kwik-E-Mart 😁, o Market Jet (per far tornare le rime durante una canzone);
    • “Da Boe”, in originale “Moe’s”, per via del cambio di nome dell’omonimo personaggio. Forse risultava troppo dialettale Moe, boh…Boe. Talvolta però viene scritto “Moe” o “Boe”.

 

  • Nomi personaggi (riarrangiati per il mercato italiano, al fine di risultare più semplici, memorizzatili e pronunciabili)
    • Caprapal invece che Krabappel;
    • Winchester invece che Wiggum;
    • Moe invece che Boe.

tumblr_m4hgmiVLzy1rw41szo1_r1_1280Cambio di senso frasi /oggetti

    • Willie, la Scozia e la Sardegna (con conseguenti riferimenti alle pecore);
    • Larry King invece che Barry White (in “Pesce palla… al piede”);
    •  “Telefono Mary Worth” trasformato in un nostrano “Telefono Margaret Thatcher”.
    • Alieno a base di “Carbone” o “Silicone”, invece che “Carbonio” o “Silicio” (episodio “Springfield Files”)

 


Capitolo III, Doppiaggio

Premessa: il doppiaggio a cui facciamo riferimento è quello italiano 🇮🇹.

Doppiaggio prima e dopo il cambiamento di Tonino Accolla

Tonino Accolla, voce dello storico Homer Simpson è senza dubbio una colonna portante della serie; ha caratterizzato splendidamente il personaggio di Homer Simpson per almeno una decina di stagioni, calzando a pennello nel ruolo. Dalle stagioni successive alla 10, pare che si sia montato la testa e “rilassato”: ci ha proposto un Homer più pomposo e banale, stravolto a piacimento, in base all’occasione designata, con toni di voce “strascicata” e “svogliata”. Sembra poco ma ciò ha anticipato la caduta della serie. Questa difatti si è sgretolata, e, risulta possibile notare ciò in vari momenti: dal cambio di voce per Homer a quello di Bart e Marge, fino ad arrivare a Lisa. Anche se la storica famiglia gialla avesse mantenuto le proprie voci, non sarebbe bastato. Il buco nero che la stava risucchiando avrebbe vinto comunque, e si sarebbe portato via tutto.

E’ interessante notare, però, che anche durante il periodo migliore del cartoon della famiglia gialla vennero commessi molti errori e sviste: i cambi di direzione del doppiaggio e conseguenti cambi di voce a personaggi principali e secondari erano pressoché all’ordine del giorno. E’ vero che all’interno della serie sono presenti un numero pressoché infinito di personaggi ma alcuni avrebbero meritato un po’ di attenzione in più: fa sorridere sentire il piccolo Ralph con una voce diversa da quella alla quale eravamo abituati proprio nell’episodio in cui ha un ruolo protagonista (Il Winchesterino, nona stagione)… Oppure sentire Milhouse con una sgradevole voce che stravolge il personaggio durante le prime stagioni. Talvolta persino a Bart e Marge fu cambiata voce: al primo, fu stupidamente assegnata la voce di Lisa, alla seconda una sostituta dalla voce incredibilmente roca e sgraziata (Un tram chiamato Marge”, quarta stagione). Nell’episodio La cometa di Bart”, Bart parlava in modo alquanto strano, quasi raffreddato (o con doppiatrice diversa).

Soprattutto all’inizio, prendendo poco seriamente questo cartone animato, furono assegnati dialetti e concesse molte libertà ad alcuni doppiatori: personaggi “naturali”, senza nessuna inflessione dialettale in originale cambiavano totalmente di significato nella versione italiana. Il giardiniere Willie sardo, il commissario Winchester napoletano (come il poliziotto Lou), Eddie (altro poliziotto) pugliese, il reverendo Lovejoy calabrese, Carl veneto (simpatica coincidenza che venga fatto doppiare un personaggio di colore con un doppiaggio del Nord, quasi come per fare una battuta Leghista?). E sono solamente alcuni. Occasionalmente, durante episodi è stato possibile udire anche altri accenti italiani (assenti in originale) quali un toscano piuttosto scadente (“obbischero!”) o il romano di Lurleen (Colonnello Homer, terza stagione).

Perché? Probabilmente, il direttore del doppiaggio ha ritenuto che un po’ di influssi dialettali avrebbero aggiunto colore in una serie altrimenti troppo “sterile”.

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In originale, è bene precisare che per alcuni personaggi è possibile ascoltare accenti più o meno marcati: Mr.Burns e Telespalla Bob, per esempio, hanno un vago accento inglese (forse dovuto al fatto che suona più “cattivo” di quello americano?) ma ciò non influisce sul loro comportamento o sulle loro gags. E’ interessante notare invece che, talvolta, gli addetti al doppiaggio italiano si siano abbandonati e siano stati trascinati dalle mode di associare un certo accento ai personaggi: il giardiniere Willie, palesemente scozzese (come testimoniano capelli e barba rossi, l’occasionale Kilt e cornamusa e la visita in Scozia dai parenti) parla con un inconfondibile accento sardo e ciò può comunque essere tollerabile visto che per i personaggi americani dei Simpson, lo scozzese parla in modo strano… per lo standard italiano, il sardo suona rigido e ruvido; in alcune occasioni però, qualche burlone in sala doppiaggio ha pensato bene di rendere il giardiniere realmente sardo, probabilmente per avere una battuta più semplice per il pubblico: ciò ha creato un paradosso che vede Willie sia scozzese che sardo.

Dopo tantissimi episodi ci siamo abituati a queste stranezze e libertà e non ci facciamo nemmeno caso ma volevamo precisare quanto minimo fosse il rispetto mostrato per la serie qui esaminata in taluni momenti.

I Doppiatori non professionali

Che voci non idonee siano incluse in film di animazione è cosa tristemente nota;  i Simpson però, allargano la “moda” delle Guest Star anche alle serie tv. Essenzialmente per far gola al pubblico, si è fatto ricorso a tantissimi nomi celebri. Da Leo Gullotta a Valeria Marini, da Ignazio La Russa a Marco Materazzi (forse il peggiore in assoluto), da Sandra Mondaini a Paolo Bonolis giusto per citarne alcuni (quest’ultimo nella fattispecie da la voce a Lionel Hutz; niente di insolito se non che  l’avvocato possedeva già una voce…).

Ci riferiamo in particolare ad una prima serata su Italia 1, durante il periodo natalizio. Per l’occasione vennero mandati in onda 4 episodi dei Simpson della diciassettesima stagione, dove non è riduttivo parlare di doppiaggio di cani e porci. La qualità del doppiaggio toccava davvero i minimi storici e in quella occasione più che mai si notò che le Guest Star venivano utilizzate solo a scopo pubblicizzante: personaggi inespressivi quali Alessandra Mussolini, Mike Bongiorno, Gennaro Gattuso, Francesco Totti e Ilary Blasi avevano ruoli dominanti in episodi tristi e brutti di naturale.

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Leo Gullotta doppia la creatrice di Malibu Stacy, Stacy Lovell


Capitolo IV, Cultura Popolare

Diciamo pure che i Simpson si sono venduti un bel po’ il culo.

Alcuni oggetti di merchandise spudoratamente squallidi:

25 Marge Simpson Burger King

Bart Simpson motocicletta

Bart Simpson portachiavi

Bart Simpson surf

Bart Simpson telefono

Bart Simpson torcia

Calcolatrice Simpson

Cavatappi Simpson

Homer Simpson boh

Homer Simpson sapone

Orologio Grattachecca Fichetto Simpson

Pantofole Homer Simpson

Simpson costume Burns

Simpson videogioco

 


Capitolo V, Pubblicità

I Simpson si prestano molto bene a vendersi e questi filmati lo dimostrano. Solo solamente alcune pubblicità:

Butterfinger

CC Lemon

Burger King

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Capitolo VI, Consigli

Su internet esistono una serie pressoché infinita di siti internet di appassionati di Simpson (nota framegrabs = istantanee dell’episodio).

Non piangete per me, sono già morto (pagina Facebook italiana contenente estratti video e immagini)

scimmia di giada, mappe del mondo e raschietto del ghiaccio (pagina Facebook italiana piena di citazioni, immagini e video)

l’Homerata (sito italiano dedicato alla famiglia gialla con tanto di programmazione televisiva)

The Best Simpsons Faces (pagina Facebook piena di screenshot dei personaggi della serie con facce strane)

Simpsons Oldies (pagina Facebook contenente immagini dei Simpson del periodo d’oro, ovvero quelli un po’ più vecchi)

Mundo Simpson  (sito di informazione generale sul quale possono essere reperite le framegrabs)

Fuck Yeah Springfield   (framegrabs senza un preciso ordine)

Eye on Springfield     (framegrabs senza un preciso ordine)

Dead Homer Society    (per ragionamenti un po’ filosofici, in inglese)

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